Prof. Giovanni Delrio
(10 Giugno 1939 – 18 Maggio 2016)
Presidente dell’A.I.B.G., Associazione Italiana di Biologia e Genetica (2002-2007)
Da Riccardo Pierantoni
Le numerose testimonianze di stima e affetto, inviate via e-mail dai soci dell’AIBG, rendono necessario e doveroso il ricordo del Professor Giovanni Delrio quale Presidente dell’Associazione. L’incarico fu svolto in un non facile periodo di transizione che, grazie al Suo operato, è stato brillantemente superato indirizzando il gruppo dei Biologi e dei Genetisti del SSD BIO/13 in un sentiero di sviluppo e di consolidamento sul piano nazionale.
E’ necessario ricordare che l’AIBG ha le sue radici agli inizi degli anni ottanta, allorquando Docenti di “Biologia e Zoologia Generale compresa la Genetica e la Biologia delle Razze” (gruppo di discipline 126 afferente alla Facoltà di Medicina e Chirurgia) iniziò a riunirsi a Roma sotto la spinta di Padri Fondatori quali i Proff. Chieffi, Malcovati, Cammarano, Fantoni, Amati,Sichel, Alescio, Giovannini, Cicero, Mangiarotti e Nicoletti. L’intento era di fondere in un unico corpo anime derivanti dalla Zoologia, dalla Biochimica, dall’Anatomia Comparata e dalla Genetica. Una prima tappa importante fu la ridenominazione del raggruppamento concorsuale in “Biologia Applicata agli Studi Medici” (raggruppamento E06X e poi E0520). La seconda tappa fu la costituzione dell’AIBG e l’elezione del primo Presidente nella figura del Prof. Giovanni Chieffi.
La missione originaria dell’AIBG fu quella di riunire in modo corporativo i Professori di Biologia e Genetica delle Facoltà Mediche per ottemperare a obblighi relativi esclusivamente agli espletamenti concorsuali. Era quindi ovvio che le anime culturali del Settore (poi divenuto Biologia Applicata, BIO/13) configgessero. Tali conflitti portavano ad aspri confronti fra le sedi ed aprivano ad aspirazioni egemoniche che, seppur legittime in qualche caso, non giovavano alla compattezza e all’armonia del gruppo.
Così, con la Presidenza del Prof Sergio Barlati, iniziò ad emergere l’esigenza di confrontarsi in modo approfondito su tematiche scientifiche dando maggior risalto ai Congressi che erano stati concepiti solo per dare l’opportunità ai candidati di presentare il loro contributo scientifico in occasione dei concorsi. A questo punto, non credo sia errato affermare che con la Presidenza di Giovanni Delrio l’AIBG ebbe un punto di svolta fondamentale per il consolidamento del raggruppamento.
Infatti, il raggruppamento BIO/13 era rientrato anche nei Corsi di Laurea triennale e si era sviluppato ben oltre la Facoltà di Medicina. Era quindi anche necessario darsi percorsi didattici omogenei e coerenti in campo nazionale. Il Prof. Delrio diede un impulso fondamentale alla ricerca dell’identità culturale del settore iniziando dai contenuti degli insegnamenti tenuti nelle varie sedi e aprendo la strada allo svolgimento di Congressi in cui il confronto scientifico diveniva serrato e collaborativo. Fu così che oggi possiamo dirci più coesi, meno disomogenei e più sinergici nel cercare vie che ci differenzino meglio da aree culturali affini.
Non ultimo, Giovanni ha saputo abilmente infondere fra tutti noi un clima di fiducia. Le programmazioni concorsuali sulla base di regole condivise, infatti, sono sempre state rispettate. Ecco, il suo grande merito è stato quello di aver saputo impostare il lavoro sulla base di un metodo opportunamente discusso che, una volta approvato, è stato applicato scrupolosamente in modo leale e trasparente. Ciò gli è valso l’affetto e la considerazione per l’Uomo che l’AIBG gli ha tributato.
Da Giacomo De Leo
Come è noto lo scorso 18 maggio Giovanni Delrio, Gianni per tutti noi – già Professore Ordinario di Biologia applicata, Presidente del Corso di Laurea e Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia presso la Seconda Università di Napoli, Presidente dell’Associazione Italiana di Biologia e Genetica – ci ha lasciati, generando – nella Famiglia, tra Amici, Collaboratori, Colleghi, Studenti – un vuoto che è apparso subito tanto ampio quanto “palpabile”.
Di Gianni non intendo ricordare l’intenso impegno – per la ricerca, la didattica, i servizi istituzionali – che ha caratterizzato il Suo percorso accademico e scientifico, desidero semplicemente esprimere alcune considerazioni personali, richiamare qualche aspetto dell’Uomo e dell’Amico. Sì Gianni è stato un Amico sensibile, sincero, dalla grande disponibilità nei miei confronti come verso gli altri; persino quando ci sentivamo al telefono aveva il piacere di esordire con un “Amico mio!”, un’espressione affettuosa che anche negli ultimi tempi non aveva voluto fare mancare, riuscendo a dialogare, con inaspettata fiducia, su un ulteriore intervento chirurgico, che a Suo dire avrebbe potuto “sminuire” gli effetti e forse l’evoluzione dell’inesorabile grave malattia con cui da tempo conviveva. Infatti, anche se fisicamente fiaccato, mostrava la Sua solita vivacità e una particolare fiducia nella medicina; spesso mi sono però chiesto se fosse realmente convinto delle possibilità delle terapie cui si sottoponeva, o fosse un modo per darsi e dare forza, per resistere indomito, per battagliare come sempre aveva saputo fare, o fosse un semplice modo per prepararci, in punta di piedi, all’inevitabile.
Si suole dire che con la perdita di un Amico scompare anche una parte della nostra vita: sì, si ha bruscamente contezza della perdita di legami, di condivisioni, di momenti di affetto, certi che non potremo più godere del contatto fisico e della parola di chi ci ha lasciati. Ma, pur se con tristezza, inevitabilmente la memoria scansiona il tempo trascorso richiamando piacevoli episodi, tra questi alcuni personali, i colloqui in cui Gianni voleva sentire dei miei figli e mi parlava – con piacere ed orgoglio misti a tenerezza – una volta dei percorsi positivi e dei lavori di Sergio, altre volte di Massimo, “l’estroso” che, con il sorriso sotto i baffi, assecondava nelle imprese di spettacolo e di cui parlava compiaciuto, per poi illustrare le abilità chirurgiche e l’evoluzione di carriera di Paolo, spesso citando le fatiche e la pazienza di Lidia; raramente si intratteneva invece sui Suoi malanni, se lo faceva esprimeva subito positività riferendosi ai vantaggi ed ai risultati delle cure! E’ per me terminato un periodo, di circa quarant’anni, in cui ho avuto il privilegio di intessere con Gianni significativi rapporti, spesso a distanza ed a volte con silenzi che presto ci stupivano, rapporti sostenuti ed intrecciati da buon senso e rigore, sempre chiari e con il desiderio di analizzare cose ed eventi in aperti confronti per giungere a condivisione; erano contatti ed incontri di lavoro e collaborazione, ma anche di semplice amicizia, o conviviali o di vacanza: sempre in sintonia, senza mai contrasti, personali o accademici, pur se abbiamo percorso alcuni itinerari eufemisticamente definibili complessi e certamente difficili. Solo oggi, la Sua mancanza – anche se prevista – mi rende ancor più consapevole del tempo trascorso e della valenza di molte azioni ed opinioni che nel tempo ho avuto la possibilità di conoscere, spesso condividere, e che adesso mentalmente “passo in rassegna”.
Al primo impatto con la triste notizia ho scritto, con emozione e piena convinzione, che si era spezzato un pilastro portante per la Comunità scientifica e accademica, per la Sua Famiglia e non soltanto; ne ho avuto conferma, se ve ne fosse stato bisogno, leggendo le espressioni dei tanti messaggi giunti, ma anche durante i momenti trascorsi nell’Aula Magna del Complesso di Santa Patrizia, ove Gianni è stato accolto per tributargli il giusto omaggio. L’Aula, nella sua austera semplicità, adeguata alla personalità ed allo stile di Gianni, ha visto l’alternarsi di tanti, Donne e Uomini (a prescindere del loro titolo o carica), molti Giovani, poi ad un certo momento l’Aula, per quanto molto ampia, era gremita; i presenti, sussurrando tra i banchi o negli interventi di saluto, hanno palesemente testimoniato tristezza, emozioni, ricordi, gratitudine, hanno utilizzato parole capaci di evocare la personalità di Gianni ma soprattutto la forza, l’impegno, la generosità e la sincera passione che poneva nelle Sue azioni. Tutto ciò dimostra quanto Gianni, pur se da tempo era lontano dal servizio accademico, abbia avuto e mantenuto legami di stima ed affetto – con gli Amici, i Colleghi, il Personale universitario, gli Studenti – certamente grazie alle Sue idee ed abilità fattuali, ma soprattutto per il contributo umano, civile e sociale, frammisto alla leggerezza ed all’ironia con cui frequentemente affrontava situazioni difficili sia personali che istituzionali.
Era un Uomo esile nel fisico, dall’andamento che sembrava ora saltellante ora dinoccolato, esprimeva anche così il suo impeto vitale, la straordinaria energia e resistenza; un Uomo disponibile all’ascolto – dotato di una grande capacità di relazionarsi con gli altri e di affrontare le pesanti incombenze della vita familiare e professionale – che sapeva essere tanto semplice quanto acuto, pronto nelle decisioni e nelle azioni, ottimista, particolarmente tenace e combattivo. I Suoi modi, la sensibilità, l’equilibrio, la facile battuta, la capacità di “sentire l’altro”, la continua voglia di “fare” e la determinazione, hanno costituito l’ossatura delle sue interazioni personali e la forza di convincimento verso ogni interlocutore, chiunque ed ovunque fosse; riuscendo così a stabilire rapporti diretti, a fare accettare idee, pareri, decisioni persino quando queste non erano del tutto, o per niente, condivise. Persino quando non riusciva a portare in porto le Sue iniziative era pronto a dare una giustificazione dell’insuccesso, interpretandone le cause e così quietando se stesso ed eventualmente altri soggetti coinvolti.
Tali abilità, accompagnate dalla forte carica umana e dalla vocazione alla didattica, furono efficacemente messe in campo per la conduzione del Corso di Laurea e della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Sua Università; un intenso e rigoroso servizio accademico che dette a Gianni, fin dal momento delle campagne elettorali, tante sofferenze ed a volte dichiarato malessere per alcuni inattesi, ma insanabili, dispareri. Le difficoltà incontrate e le fatiche venivano però ripagate dalle soddisfazioni per gli obiettivi raggiunti e soprattutto dall’apprezzamento di moltissimi studenti (che amava essendone ricambiato), così come di molti colleghi e amministratori locali.
Credo che tutti noi dell’A.I.B.G., durante la sua Presidenza, ma non soltanto, abbiamo “toccato con mano” le capacità di Gianni che, con metodo, dialogo e modi accorti se pur decisi, ha saputo operare nell’interesse collettivo, agendo spesso in prima persona (anche se oberato da impegni familiari ed istituzionali), superando ostacoli, diffidenza, autoreferenzialità tipiche dei nostri ambienti di ricerca ed universitari, riuscendo persino a “tranquillizzare e raccordare” quasi tutto il nostro limitato ecosistema accademico che voleva sempre di più qualificare. Non poche furono, nel contesto scientifico accademico, le difficoltà e i dispiaceri di cui ebbe a soffrire, ma anche le gioie, che non nascondeva, per indirizzare e sostenere la progressione culturale e di carriera dei Suoi allievi e collaboratori.
Difficile dimenticare la determinazione, la passione, il coraggio, l’impeto mostrati nell’affrontare alcuni ambienti malavitosi e le tante oggettive difficoltà – burocratico/politiche, sociali, territoriali, di degrado culturale ed umano – per promuovere e sostenere quello che fu un sogno e che oggi è una realtà: la Fondazione il Girasole e il Complesso edilizio “ex parco Rea” di S. Giugliano. Una struttura fortemente voluta e significativamente valorizzata perché da bene confiscato alla camorra ed ai suoi traffici è divenuto luogo di impegno civile ed umano, luogo di tanto amore: un Centro polifunzionale, Casa famiglia per le attività socio lavorative di disabili.
Gianni è stato per me, per la nostra comunità scientifica ed accademica, per i tanti che lo hanno incontrato, un esempio per numerose motivazioni tra le quali mi piace sottolineare la voglia di vita, l’umanità, l’altruismo e il grande costante amore che, con leggerezza ma forte tenacia, ha dato a Sergio, così come a Lidia, Paolo e Massimo a cui ci stringiamo con affetto. Ho la certezza che il comportamento, la serenità, il sorriso e l’ottimismo di Gianni costituiscano insegnamento di vita e che la Sua eredità laica sarà duratura essendosi consolidata nella continuità della Scuola, così come nella gratitudine e nell’affetto della Famiglia, dei tanti Amici, Collaboratori e Colleghi di tutte le sedi, di molti del Suo Ateneo, dei Suoi Studenti di ieri, oggi professionisti.
From Riccardo Pierantoni
The numerous testimonies of esteem and affection sent by e-mail from the members of the AIBG make the memory of Professor Giovanni Delrio necessary and dutiful in his capacity of President of the Association. The assignment was carried out in a difficult transition period which, thanks to his work, has been brilliantly overcome by directing the group of Biologists and Geneticists of the SSD BIO/13 through a path of development and consolidation at a national level.
It is necessary to remember that AIBG has its roots in the early eighties when teachers of “Biology and General Zoology including Genetics and Race Biolog” (group of disciplines #126 belonging to the Faculty of Medicine and Surgery) began to meet in Rome under the push of Founding Fathers such as Profs. Chieffi, Malcovati, Cammarano, Fantoni, Amati, Sichel, Alescio, Giovannini, Cicero, Mangiarotti and Nicoletti. The intent was to merge souls from Zoology, Biochemistry, Comparative Anatomy and Genetics into a single body. A relevant first step was the renaming of the group in “Biology Applied to Medical Studies” (grouping E06X and then E0520). The second stage was the establishment of the AIBG and the election of the first President in the figure of Prof. Giovanni Chieffi.
The original mission of the AIBG was to corporately bring together the Professors of Biology and Genetics of the Medical Faculties in a corporate way to fulfil obligations relating exclusively to the completion of the selection procedures for academic positions. It was therefore obvious that the cultural souls of the Sector (later to become Applied Biology, BIO/13) could conflict. These conflicts led to bitter confrontations between the venues and opened to hegemonic aspirations which, although legitimate in some cases, did not benefit the compactness and harmony of the group.
Thus, with the Presidency of Prof Sergio Barlati, the need to confront in-depth on scientific issues began to emerge, giving greater prominence to the Congresses that had been conceived only to give the opportunity to candidates to present their scientific contribution on the occasion of the selections. At this point, I do not think it is wrong to say that with the Presidency of Giovanni Delrio, the AIBG had a fundamental turning point for the consolidation of the grouping.
In fact, the BIO / 13 group was also included in the three-year degree courses and had developed far beyond the Faculty of Medicine. It was therefore also necessary to have homogeneous and coherent educational paths in the national field. Prof. Delrio gave a fundamental impulse to the search for the cultural identity of the sector starting from the contents of the teachings held in the various venues and opening the way for the holding of congresses in which scientific confrontation became close and collaborative. For this reason, we can say that we are today more cohesive, less uneven and more synergistic in looking for ways that differentiate us better from related cultural areas.
Last but not least, Giovanni has been able to instil trust among us all. In fact, competition planning based on shared rules has always been respected. His great merit was that of having been able to set up the work based on an appropriately discussed method which, once approved, was scrupulously applied in a fair and transparent way. That earned him the affection and consideration for the Man that the AIBG gave him.
From Giacomo De Leo
As it is known on May 18 Giovanni Delrio, Gianni for all of us – former Full Professor of Applied Biology, President of the Degree Course and Dean of the Faculty of Medicine and Surgery at the Second University of Naples, President of the Italian Association of Biology and Genetics – left us. That has generated – in the family, among friends, collaborators, colleagues, students – a void that immediately appeared as large as it was “palpable”.
I do not intend to remember Di Gianni’s intense commitment – for research, teaching, institutional services – that has characterized his academic and scientific career. I simply want to express some personal considerations, recall some aspects of Man and Friend. Yes, Gianni was a sensitive, sincere friend, with high availability towards me as well as towards others. Even when we were on the phone, he had the pleasure of making his debut with a “my friend!”, an affectionate expression that he had not wanted to miss even in recent times, managing to talk, with unexpected confidence, about a further surgery. That could have “diminished”, according to him, the effects and perhaps the evolution of the severe inexorable illness he had lived with for some time. In fact, even if physically weakened, he showed his usual vivacity and a particular trust in medicine. However, I often asked myself if he was really convinced of the possibilities of the therapies he underwent or was it a way to give himself and others strength, to resist indomitable, to fight as he always knew how to do, or it was a simple way to prepare ourselves, on tiptoe, for the inevitable.
It is customary to say that with the loss of a friend, a part of our life also disappears: yes, we are suddenly aware of the loss of bonds, of sharing, of moments of affection, certain that we will no longer be able to enjoy the physical contact and the word of who left us. Nevertheless, although with sadness, memory inevitably scans the time spent recalling pleasant episodes, including some personal ones. Among these, the interviews in which Gianni wanted to hear about my children and spoke to me – with pleasure and pride mixed with tenderness – once of the positive paths and the works of Sergio, other times of Massimo, the “whimsical” who, with a smile under his moustache, indulged in show business and of which he spoke pleased, to then illustrate the surgical skills and career evolution of Paolo, often citing Lidia’s efforts and patience. He rarely commented instead about his ailments, if he did he immediately expressed positivity mentioning the advantages and results of the treatments! A period of about forty years has ended for me, in which I had the privilege of weaving significant relationships with Gianni, often at a distance and sometimes with silences that soon surprised us. Our relationships were supported and intertwined with common sense and rigour, always clear and with the desire to analyze things and events in open comparisons to reach sharing. They were contacts and business and collaboration meetings, but also of simple friendship, or convivial or vacation: always in tune, without no conflict, personal or academic, even if we have followed some itineraries that could be euphemistically defined complex and certainly difficult. Only today, his absence – even if expected – makes me even more aware of the time spent and the value of many actions and opinions that over time I have had the opportunity to know, often to share, and which now I mentally “review”.
At the first impact with the sad news, I wrote with emotion and full conviction, that a pillar had been broken for the scientific and academic community, for his family and beyond. I had confirmation of this, if necessary, by reading the expressions of the many messages arrived, but also during the moments spent in the Aula Magna of the Santa Patrizia Complex, where Gianni was welcomed to pay him the right homage. The classroom, in its austere simplicity, adapted to Gianni’s personality and style, has seen the alternation of many, women and men (regardless of their title or position), many young people, then at a certain moment however large it was, it was packed. Those present, whispering among the pews or in the greeting speeches, clearly demonstrated sadness, emotions, memories, gratitude, used words capable of evoking Gianni’s personality but above all the strength, commitment, generosity and sincere passion that placed in his actions. All this shows how much Gianni, although he had been away from the academic service for some time, had and maintained ties of esteem and affection – with his friends, colleagues, university staff, students. That was certainly thanks to his ideas and factual abilities, but especially for the human, civil and social contribution, mixed with the lightness and irony with which he frequently faced difficult personal and institutional situations.
He was a slim man in the body, with a trend that seemed now leaping now slouching. He also expressed his vital impetus, extraordinary energy and endurance; a man willing to listen – with a great ability to relate to others and to face the heavy tasks of family and professional life – who knew how to be as simple as acute, ready in decisions and actions, optimistic, particularly tenacious and combative. His ways, sensitivity, balance, easy joke, the ability to “feel the other”, the continuous desire to “do” and determination, have been the backbone of his interactions and the convincing force towards every interlocutor, whoever and wherever he was. He thus managed to establish direct relationships, to accept ideas, opinions, decisions even when these were not entirely, or not at all, shared. Even when he was unable to bring his initiatives to fruition, he was ready to give a justification for the failure, interpreting the causes and thus calming himself and possibly other subjects involved.
These skills, accompanied by a strong human charge and a vocation for teaching, were effectively implemented for the conduct of the Degree Course and the Faculty of Medicine and Surgery of his University; an intense and rigorous academic service which he gave to Gianni from the moment of the electoral campaigns, many sufferings and sometimes declared malaise for some unexpected, but irremediable, disparities. The difficulties encountered and the efforts were however rewarded by the satisfaction for the objectives achieved, above all by the appreciation of many students (whom he loved being reciprocated), as well as many colleagues and local administrators.
I believe that all of us at AIBG, during his Presidency, but not only, “touched” Gianni’s skills with our hands. He knew how to operate in the collective interest, with method, dialogue and prudent though decisive ways, often acting personally (even if overburdened by family and institutional commitments). He overcame obstacles, distrust, self-reference typical of our research and university environments, even managing to “reassure and connect” almost all of our limited academic ecosystem that he wanted to qualify increasingly. In the scientific academic context, there were many difficulties and sorrows he suffered, but also the joys, which he did not hide, to guide and support the cultural and career progression of his students and collaborators.
It is difficult to forget the determination, passion, courage, impetus shown in facing some criminal environments and the many objective difficulties – bureaucratic/political, social, territorial, of cultural and human degradation – to promote and support what was a dream and that today is a reality: the Girasole Foundation and the “ex Rea park” building complex in S. Giugliano. A structure strongly desired and significantly enhanced because it has been confiscated from the Camorra and its trafficking, it has become a place of civil and human commitment, a place of much love: a multifunctional centre, a family home for the socio-working activities of the disabled.
Gianni was for me, for our scientific and academic community, for the many who met him, an example for numerous reasons among which I like to underline the desire for life, humanity, altruism and great constant love which, with lightness but strong tenacity, he gave to Sergio, as well as to Lidia, Paolo and Massimo to whom we embrace affection. I have the certainty that Gianni’s behaviour, serenity, smile and optimism are life lessons and that his lay legacy will be lasting having consolidated in the continuity of the School, as well as in the gratitude and affection of the family, of the many Friends, Collaborators and Colleagues from all locations, from many of his University, from his Students of yesterday, today professionals.